Archive for novembre 2010
novembre 30, 2010
Ugo Tramballi per “Il Sole 24 Ore”
È una specie di nemesi. Tamir Pardo è nominato nuovo capo del Mossad il giorno in cui il mondo delle spie e della diplomazia non sa se ridere o temere che la segretezza sia una tecnica del passato. In fondo Israele e i suoi servizi non ne escono così male: il gossip universale di WikiLeaks rivela che non erano in pochi a temere gli iraniani.
Pardo sostituisce Meir Dagan che verso la fine di otto onorati anni di servizio alla guida dei servizi segreti esterni (quelli interni sono lo Shin Bet) era incorso nel caotico e pletorico assassinio di un capo di Hamas a Dubai. Ma WikiLeaks ora ci spiega che Dagan aveva proposto agli Usa un piano in cinque fasi per far cadere Ahmadinejad. Niente di scandaloso: anche il re saudita e quello del Bahrein avevano chiesto agli americani di «schiacciare la testa del serpente». Per questo l’addio a Dagan non è un siluro ma un regolare avvicendamento. (more…)
Tag:mossad, tamir pardo
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novembre 30, 2010
E’ stato uno dei più grandi registi italiani di tutti i tempi. Qui ripercorre la sua vita in un racconto intensissimo e divertente, amaro e surreale. Proprio come le sue commedie. Con la differenza che in questa narrazione nulla è stato inventato. Dal primo film sotto il fascismo alla Liberazione, dagli attacchi di Gadda contro La grande guerra, alle partite a carte con Sordi e il sensitivo Rol, dal ritorno a casa l’8 settembre del ’43 al crollo dell’Urss.
di Mario Monicelli, da MicroMega 5/2010
Il primo regista con il quale ho lavorato era un cecoslovacco, si chiamava Machaty´. Era il 1934. L’anno prima aveva vinto a Venezia con un film «scandalo»: Ecstasy. A dire la verità non si trattava di una grande pellicola, ma fece molto scalpore perché conteneva la prima scena di nudo della storia del cinema. L’attrice in questione, Dorothy Lamarr, veniva immortalata mentre passeggiava senza veli per i boschi della Boemia. L’effetto sul pubblico fu tale che il film ebbe la Coppa Mussolini e il regista fu chiamato a Hollywood. (more…)
Tag:mario monicelli
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novembre 30, 2010
Un saggio di Ronchey e Braccini racconta mille anni di storia della seconda Roma. «Usando»pagine di Byron, Twain, De Amicis…
Stenio Solinas per “Il Giornale”
Capitale condannata dal proprio passato e in cerca di un presente che lo superi e quindi lo sublimi. È per questo che Istanbul racchiude in sé un perché fatto di inattualità, estraneità e incompiutezza, declinato attraverso l’Hozun, ovvero la tristezza, quella tristezza che il premio Nobel Orhan Pamuk definì una volta «una condizione della mente da questa città assimilata con orgoglio».
È un sentimento che assume infinite forme. Nasce dal crollo dell’impero ottomano, che la lascia piena di un’eredità ingombrante, non sempre presentabile, spesso soffocante, fragile eppure come indistruttibile; cresce dai sogni delusi di grandezza della Turchia moderna, un Paese che cerca un riscatto nel presente, ma a ogni passo rischia di sprofondare in ciò che è stato, alterna deliri nazionalistici a tentazioni religiose, sogna un Occidente rassicurante, ma non può fare a meno di accarezzare l’Oriente che sente dentro di sé. È una tristezza che si nutre anche di infiniti dettagli: le antiche rovine che le case hanno inglobato ma non cancellato, il legno annerito dal freddo e dall’umidità delle vecchie costruzioni, le sirene dei battelli che urlano nella nebbia che avvolge d’inverno il Bosforo… Come in un gioco di specchi, Istanbul guarda verso l’Europa alla ricerca di quella Istanbul che non c’è: libera dalla miserie della decadenza, fiera di un’identità orientale che le permetta di racchiudere la qualità e i successi dell’invidiato Occidente. Come in un gioco di specchi, il peso di un passato che non passa, l’arretratezza di un sistema, lo stato di marginalità che esso provoca rimandano a un’altra se stessa in grado di scioglierla dalla costrizioni di una retorica opprimente per lanciarla a vele spiegate nella modernità. E però tanto è più forte questo rifiuto e questa ansia di evasione, tanto il peso del passato, abitudini, usi, costumi, fanno amare con il cuore ciò che con il cervello si vorrebbe rifiutare. È in questa dicotomia, difficile eppure feconda, che può celarsi il riscatto. (more…)
Tag:bisanzio, il romanzo di costantinopoli, silvia ronchey, tommaso braccini
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novembre 30, 2010
E Medvedev disse a Berlusconi: “Avere a che fare con Teheran è frustrante”. Il sollievo di Tel Aviv. “Hanno capito che Ahmadinejad è pericoloso”
Marco Pasqua per “La Repubblica”
Le preoccupazioni per gli affari che legano le banche italiane e tedesche all’Iran e la mancata applicazione delle sanzioni, hanno spinto Israele a sollecitare il sottosegretario al Tesoro Usa ad esercitare pressioni anche sul governo italiano, come si apprende dai documenti pubblicati da Wikileaks. L’argomento viene discusso durante la visita in Israele del Sottosegretario Usa, responsabile per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, Stuart A. Levey, il 16 e 17 novembre 2008. Ne parla un cablogramma diplomatico del 10 dicembre, preparato dall’ambasciata americana a Tel Aviv, e inviato anche alla sede diplomatica di via Veneto, a Roma. Levey incontra il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, il direttore del Mossad, Meir Dagan, e altri rappresentanti del governo.
Al centro della discussione ci sono le sanzioni verso le banche iraniane e la lotta ai finanziamenti ai terroristi. Anche in questo caso, le rivelazioni di Wikileaks sembrano spiegare il “sollievo” espresso oggi dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. “I documenti mostrano diverse fonti che sostengono le valutazioni israeliane, specie sull’Iran”, ha detto Netanyahu. Nel documento, gli americani sembrano sostanzialmente condividere le preoccupazioni di Israele, e sono d’accordo nell’esporre alla comunità internazionale le attività illecite condotte dalla Central Bank of Iran. E’ di questa che si parla nell’incontro di novembre, quando gli israeliani sollecitano l’America a denunciare le sue attività illecite, visto che queste “rappresentano una minaccia al sistema finanziario internazionale”. (more…)
Tag:banche italiane iran, israele. iran
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novembre 29, 2010
Robert Shiller, da “Il Sole 24 Ore”
In gran parte del mondo, i tassi di interesse reali a lungo termine – ovvero i tassi di interesse sui titoli di Stato protetti dall’inflazione – sono scesi ai minimi storici. Si tratta di un fatto economico di fondamentale importanza, dal momento che il tasso di interesse reale a lungo termine misura direttamente il costo dei prestiti legati alla gestione delle imprese, al lancio di nuove aziende o all’espansione di quelle già esistenti – e i suoi livelli ora volano sulla scia dei discorsi fatti sulla necessità di ridurre drasticamente i deficit pubblici.
I tassi di interesse nominali – emessi, a esempio, in dollari o euro – sono difficili da interpretare, poiché il costo reale dei prestiti contratti a questi tassi dipende dall’andamento futuro dell’inflazione, che non conosciamo. Se contraggo un prestito al 4% per dieci anni, so per certo che dovrò restituire ogni anno il 4% di interessi in euro sul capitale detenuto, ma non ne conosco l’ammontare. (more…)
Tag:tassi d'interesse
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novembre 29, 2010
Una grande mostra alla National Portrait Gallery di Washigton indaga il ruolo della differenza sessuale nell’arte americana. Si intitola ‘Hide/Seek: Difference and Desire in American Portraiture’. Tra le opere, i dipinti di Georgia O’Keeffe e gli scatti di Robert Mapplethorpe, Berenice Abbott nel 1927 e un disegno di Keith Haring. Il percorso della mostra (aperta fino al 13 febbraio), parte dalla fine dell’800, prima della differenza sancita tra ‘normali’ e ‘deviati’, per attraversare i grandi cambiamenti del nuovo secolo, la crescita delle città, l’ascesa del modernismo, i conflitti sociali e culturali, la nascita del movimento di liberazione degli omosessuali, la tragica epidemia di AIDS, e chiudere sulla soglia di un nuovo inizio: con i giovani artisti che indagano oggi la questione dell’identità alla ricerca, sempre accesa, di nuove risposte. Altre foto qui

Marsden Hartley, Painting No.47, Berlin, 1914-15 (Hirshhorn Museum and Sculpture Garden)

George Wesley Bellows, River Front No.1, 1915 (Columbus Museum of Art)
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novembre 29, 2010
Gian Paolo Serino per “Il Giornale”
“Il vero imbarazzo è che a rendere giustizia debbano essere i giudici”. Può sembrare scritta oggi, ma questa frase è di Anatole France che nell’ottobre del 1893 pubblicò una raccolta di articoli apparsi su L’Écho de Paris . Il libro uscì la prima volta in Italia nel 1921 per l’editore milanese Rinaldo Caddeo con il titolo I detti dell’abate Jérôme Coignard , volume ormai quasi introvabile. Per ché France è uno di quegli incredibili casi letterari rimossi dall’editoria: malgrado l’importanza delle sue opere e il Premio Nobel ( 1921), in Francia, a eccezione dei quattro volumi della Pléiade, i suoi testi sono pressoché dimenticati.Per non parlare del l’Italia. Adorato da Proust, detestato da Gide ( «uno scrittore senza inquietudine»), ci ha regalato alcune tra le pagine più vive e moderne della letteratura francese. Come dimostrano anche Le opinioni dell’abate Jérôme Coignard , finalmente riproposte dopo quasi un secolo dalle Edizioni Spartaco ( a cura di Filippo Benfante, con una prefazione che anche da sola varrebbe il prezzo di copertina, 13 euro). Qui non troviamo lo scrittore melenso e compiacente (accuse mossegli dai Surrealisti), ma un France inedito: ironico e contro le ideologie spacciate per realtà. La sua penna, attraverso le conversazioni tra l’abate e il suo discepolo Jacques Girarrosto, si scaglia soprattutto contro la Giustizia umana. Nell’ultimo capitolo, che pubblichiamo in anteprima in questa pagina, analizza la strana macchina burocratica che spinge spesso i giudici lontani dalla ragione. Un tema di assoluta modernità.
Un’analisi lucidissima che testimonia come France sia scrittore da rivalutare e ripubblicare. Iniziando magari proprio da questo «breviario scettico per resistere ad ogni forma di potere» che troverete nel le librerie dal 9 dicembre.
Arringa contro le toghe
Il mio buon maestro guardò con aria mesta l’acqua che scorreva, a immagine di questo mondo in cui tutto passa e nulla cambia. Rimase un poco assorto, poi riprese a voce più bassa:
«Solo questo, figlio mio, mi provoca un imbarazzo insormontabile, che debbano essere i giudici a rendere giustizia. È chiaro che essi hanno interesse a dichiarare colpevole colui che per primo hanno sospettato. Li spinge a ciò lo spirito di corpo, così potente presso di loro; per la stessa ragione si vede che, durante la loro procedura, tengono alla larga la difesa come fosse un’importuna, e le danno modo di accedervi solo quando l’accusa si ha imbracciato le sue armi e si è agghindata per assumere, a forza d’artifici, le sembianze di una bella Minerva. Per la natura stessa della loro professione, tendono a vedere un colpevole in ogni accusato, e a certi popoli europei il loro zelo sembra così spaventoso che essi li fanno assistere, nei grandi processi, da una decina di cittadini estratti a sorte. Il che dimostra che il caso, nella sua cecità, garantisce meglio la vita e la libertà degli accusati di quanto non possa fare l’illuminata coscienza dei giudici. È vero che questi magistrati borghesi, sorteggiati come alla lotteria, sono tenuti fuori dalla causa in questione, di cui vedono solo le manifestazioni esteriori. È vero anche che, ignorando le leggi, sono chiamati non ad applicarle, ma a decidere con una sola parola se c’è luogo di applicarle. Si dice che queste specie di assise talvolta hanno esiti assurdi, ma che i popoli che le hanno inventate vi sono attaccati come a una sorta di preziosissima garanzia. Lo credo bene. E capisco che si accettino delle sentenze rese in questo modo: possono essere incompetenti o crudeli, ma almeno le loro assurdità e barbarie non sono, per così dire, imputabili a nessuno. L’iniquità sembra tollerabile quando è abbastanza incoerente da sembrare involontaria. (more…)
Tag:anatole france
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novembre 29, 2010
L’artigiano assicura di averli avuti in dono dall’artista e dalla moglie Jacqueline. Valgono almeno 60 milioni
Elisabetta Rosaspina per “Il Corriere della Sera”
Diventerà famosa probabilmente come “la collezione dell’elettricista”: una raccolta di quasi 300 opere di Pablo Picasso, mai viste prima neppure dal figlio Claude, riapparse dopo 80 anni dagli armadi di un artigiano francese, ormai in pensione. Pierre Le Guennec assicura di averli avuti in dono direttamente dall’artista e dalla moglie Jacqueline per i quali aveva eseguito diversi interventi all’impianto elettrico nelle case della coppia in Costa Azzurra. Sono disegni, acquarelli, bozzetti, studi su tela e nove collages cubisti eseguiti negli anni ’20 che, per la loro rarità, potrebbero valere da soli 40 milioni di euro: l’intero tesoro, di cui dà notizia il quotidiano francese “Libération”, potrebbe fruttare sul mercato dell’arte almeno 60 milioni di euro. (more…)
Tag:pablo picasso
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novembre 29, 2010
“Con il termine strategia della tensione, utilizzato per la prima volta dopo l’attentato di Piazza Fontana, ci si riferisce a una teoria interpretativa che analizza l’insieme delle stragi e degli attentati terroristici italiani avvenuti nel secondo dopoguerra e, con particolare intensità, tra il 1969 e il 1984 e, in misura minore, anche successivamente. Il movente principale di questa particolare strategia è ravvisato nella destabilizzazione della situazione politica italiana. (…) 150 morti, 562 feriti, 11 stragi, un numero ancora indefinito di tentativi di strage: per quindici anni, dal 1969 al 1984, l’Italia è stato un Paese insanguinato dalla logica del terrore. Una logica stragista al servizio di finalità politiche per nulla oscure: il condizionamento della vita democratica di una nazione e la lotta politica concepita come sconto senza quartiere e improntata al ricatto del terrore. Anni passati? Anni che non torneranno mai più?” Con l’esperienza acquisita come saggista, autrice di pubblicazioni criminologico-forensi, nelle quali si occupa di criminalità organizzata, mafia ed intelligence, Antonella Colonna Vilasi ricostruisce ora uno dei periodi più misteriosi e controversi della storia contemporanea del nostro Paese, rivisitando proprio quel quindicennio maledetto che, tra eversione “rossa” e “nera”, ha inciso, forse indelebilmente, le nostre stesse coscienze. “Il Terrorismo” (Mursia, Milano 2009, € 19.00) reca la prestigiosa prefazione di Piero Luigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia tra il 1997 ed il 2005 che, dopo aver evidenziato le tre principali direttrici lungo cui si muove la ricerca (la strategia della tensione, l’eversione rossa e quella nera), rimarca come il testo di Antonella Colonna Vilasi si caratterizzi “per un linguaggio narrativo distaccato che completa le conoscenze anche di coloro che hanno avuto l’occasione di svolgere indagini sul fenomeno terroristico, mediante opportune citazioni testuali di articoli di stampa editi nei vari momenti storici e di documenti, anche di fonte internazionale, che, preclusi un tempo all’accesso, sono diventati via via disponibili grazie all’apertura di archivi riservati”. E il lettore non impiegherà molto per verificare, di persona, l’estrema attualità del testo che -ancora parole di Vigna- “è testimonianza del fatto che la repressione del terrorismo avvenne, pur fra le notevoli difficoltà incontrate dall’azione investigativa -specie quella diretta a contrastare l’eversione di destra- nel rispetto dei fondamentali principi costituzionali, senza ricorrere alle <<scorciatoie>> propugnate dai sostenitori del cosiddetto <<diritto penale del nemico>>, ma anche perché dà conto, a chi non visse quei periodi, dei percorsi che si sono dovuti compiere per la stabilizzazione del nostro assetto democratico”. Utile come non mai, la ricerca di Antonella Colonna Vilasi è uno strumento di ricerca per riportare la luce su un passato che tale non sembrerebbe essere. Del tutto…
Tag:antonella colonna vilasi, il terrorismo
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novembre 28, 2010
Pietro Reichlin per “Il Sole 24 Ore”
La School of Management di Shanghai ha sede in un palazzo moderno. È tra le due più importanti della città. Le aule e gli uffici sono spaziosi, con tutte le attrezzature elettroniche necessarie a fare lezione e connettersi con il mondo. Il programma a cui partecipo come docente ha lo scopo ambizioso di mischiare studenti italiani e cinesi e prepararli ad affrontare il mondo del lavoro, soprattutto le imprese occidentali che cercano di entrare in questo immenso mercato. I ragazzi italiani passano il primo anno a Shanghai insieme a un gruppo di studenti cinesi. Nel secondo anno vengono tutti a studiare in due università del nostro paese. È un’esperienza eccitante e formativa.
La vita nel campus è molto ordinata, gli studenti sono seri, concentrati sullo studio, tranquilli. Tutti sorridono gentilmente e sono pronti ad aiutarti, ma la comunità locale è poco comunicativa. I professori sono disposti a concederti un pranzo di cortesia, ma poi spariscono assorbiti dagli impegni. I ragazzi italiani mi dicono che l’integrazione con i loro compagni cinesi non è facile. Un motivo banale è la differenza di reddito. Gli italiani non si negano la vita notturna di Shanghai, i bar, le discoteche. Questa è una città moderna, non ha nulla da invidiare a Milano, Roma, ma anche a molte città degli Stati Uniti o del Nord Europa. (more…)
Tag:università cina
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novembre 28, 2010
Emberto Eco: «I Protocolli di Sion sembravano credibili perchè raccoglievano pettegolezzi»
Cesare Martinetti per “La Stampa”
Un documento falso diventa credibile solo se racconta ciò che già tutti sanno. Dicerie, pettegolezzi, calunnie, verità e mezze verità, leggende e superstizioni, credenze e manipolazioni, giudizi e soprattutto pregiudizi sono la materia prima dei falsari, all’opera da sempre nel vivo della Storia. Trent’anni dopo Il nome della rosa, Umberto Eco ha pubblicato Il cimitero di Praga, ovvero la storia di un grande falso, I Protocolli dei Savi di Sion, per svelarci il meccanismo di questa paradossale verità.
Professor Eco, il suo libro è uscito ormai da più di un mese, ne hanno discusso laici, ebrei, cattolici, c’è stato anche chi l’ha accusata di un’ambiguità che rischia di apparire indulgente con l’antisemitismo. L’aveva previsto?
«No e non mi diverto, anche se la discussione ha aiutato la diffusione del libro, perché non c’è miglior modo per diffondere un libro che parlarne male. Mi ha irritato il modo in cui delle pseudo polemiche sono diventate delle polemiche. Sull’Osservatore Romano è parso come se ci fosse stato un attacco da Pagine Ebraiche, che invece mi ha dedicato otto pagine simpaticissime con due articoli che cercano di seminare dei dubbi e terminano con una parola ebraica che vuole dire: è una questione per cui non c’è risposta. È stata una discussione civilissima. Ma non importa, possiamo scrivere qualsiasi cosa e dopo due giorni la gente se n’è dimenticata». (more…)
Tag:umberto eco
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novembre 28, 2010
La violazione della riservatezza può compromettere i rapporti fra le nazioni. Il destinatario formale è la Farnesina, che poi li può inoltrare a Quirinale e governo
Ferdinando Salleo per “La Repubblica”
“I miei dispacci indecifrabili non hanno alcuna importanza”: così recitava, ma nel terso francese della corrispondenza diplomatica del giovane regno, il telegramma che il ministro degli Esteri, il generale Durando, aveva inviato al ministro d’Italia ad Atene, conte Mamiani, il quale aveva probabilmente chiesto la ripetizione di qualche telegramma che non si era potuto decifrare. Con questo memento destinato a inculcarci la modestia venivamo accolti quando entravamo in carriera. Se i dispacci del ministro non avevano importanza, figurarsi quelli che ci preparavamo a inviare, soprattutto pensando a quanto pochi sarebbero stati i nostri lettori. (more…)
Tag:diplomazia
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novembre 28, 2010
In uscita nel 2011 le lettere, scritte dal romanziere russo alla moglie Vera
Simona Marchetti per “Il Corriere della Sera”
Si conobbero ad un ballo di beneficenza a Berlino nel 1923 e si sposarono due anni più tardi, rimanendo insieme fino alla morte di lui, avvenuta a Montreux, in Svizzera, nel 1977. Oltre mezzo secolo d’amore e complicità raccontato nelle 300 lettere che Vladimir Nabokov ha scritto alla moglie Vera, nata Slonim, rese pubbliche per la prima volta nel libro «Letters to Vera», in uscita il prossimo anno negli Stati Uniti per la «Knopf Publishers» e una parte delle quali è già stata pubblicata questa settimana sulla rivista russa «Snob», di proprietà del miliardario Mikhail Prokhorov. (more…)
Tag:lettere vladimir nabokov
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novembre 26, 2010
Vincenzo Comito, da Sbilanciamoci.info
Mediobanca da Mattioli a Geronzi. L’ex salotto buono del potere economico italiano è adesso un groviglio spaventoso di azioni, dove i controllati controllano i controllanti e viceversa. Un jurassic park del capitalismo nostrano, che rischia di peggiorare con una ancora maggiore concentrazione con Generali
Per molto tempo Mediobanca e Generali hanno costituito quasi un tutto unico; il possesso di una quota azionaria di molto rilievo nel capitale della seconda ha permesso a lungo alla banca d’affari milanese di governare sostanzialmente il colosso assicurativo. Così, ad esempio, tra il 1999 e il 2002 Mediobanca ha cambiato per ben tre volte il presidente della società triestina. Ma negli ultimi tempi il legame sembra indebolirsi. La situazione potrebbe ora cambiare ulteriormente e anche drasticamente a breve. Appare comunque importante trattare insieme delle vicende delle due strutture, che sono oggi al cuore di una inusitata concentrazione di potere industriale-finanziario-politico nel nostro paese e che con le recenti vicende dell’Unicredit sembra avviarsi a diventare ancora più minacciosa. (more…)
Tag:mediobanca
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novembre 26, 2010
Luigi Zingales per “Il Sole 24 Ore”
Nell’immaginario collettivo (e in quello della stragrande maggioranza dei leader politici europei) gli speculatori finanziari, specie quelli che scommettono al ribasso, sono degli dèi onnipotenti e malvagi, che con le loro volubili opinioni condizionano la vita di milioni di individui. Si riuniscono in circoli segreti nei grattacieli di Manhattan e decidono arbitrariamente l’identità delle loro vittime. Quando si avventano, come un branco di lupi, sulla preda indifesa, questa non ha più scampo.
Fu la congiura dei perfidi speculatori a portareLehman al collasso. Fu un’altra congiura a trascinare la povera Grecia nel fango. E sono sempre loro, i terribili speculatori, ad averforzato l’Irlanda a chiedere aiuto all’Europa. Se non ci fossero loro, il mondo sarebbe migliore.
La realtà è molto diversa. Lungi dall’essere degli dèi onnipotenti, gli speculatori sono persone pavide. Quando uno speculatore al ribasso vende a 100 euro un titolo che non possiede fa una scommessa molto asimmetrica. Se, come spera, il titolo scende a 80 euro, lo può riacquistare con un guadagno di 20 euro. Ma se ha torto e il titolo sale, rischia di perdere molto di più. Se il titolo raddoppia o triplica la sua perdita è enorme, mentre anche nella migliore delle ipotesi per lui (che il titolo vada a zero) non può guadagnare più di 100 euro. Proprio questa asimmetria rende gli speculatori al ribasso estremamente timorosi. Per questo si muovono in branco, subito pronti a scappare (chiudendo le loro posizioni anche in perdita) appena vedono che il titolo si muove con forza al rialzo. (more…)
Tag:speculatori finanziari
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novembre 26, 2010

PARISE E GIOSETTA FIORONI IN UNA FOTO DI MARIO SCHIFANO DAL PIACERE ALLA DOLCE VITA MONDADORI
LA STORIA D’AMORE E DI TRADIMENTO, DI EROS E DI MORTE TRA L’ARTISTA E LO SCRITTORE GOFFREDO PARISE – “MI SONO INNAMORATO DI UNA RAGAZZA”, DISSE. E ALLORA VATTENE, GLI RISPOSI. HO SOFFERTO COME NON MI ERA MAI ACCADUTO. E UNA SERA, PRESA DALLA DISPERAZIONE, MI VESTII CON DEI TACCHI VERTIGINOSI, LE CALZE A RETE E MI DISSI: VOGLIO PROVARE A BATTERE, VOGLIO CAPIRE SE PIACCIO O NO”….
Antonio Gnoli per “la Repubblica“, da “Dagospia“
Giosetta Fioroni è una donna dolce. Goffredo Parise – che fu il grande amore della sua vita – una volta la definì un´artista buona. Nessun artista amerebbe sentirsi definire “buono”. La vera arte quasi mai edifica, concilia, mette d´accordo. La vera arte è un problema etico e non una soluzione etica.
Questo Giosetta Fioroni lo sa perfettamente e mentre parliamo – nel suo studio romano – seduti davanti a un lungo tavolo, confortati da una tazza di the, mi mostra alcuni lavori del passato, anche quello più recente. E allora credo di capire che cosa Parise intendesse dire con la parola “buono”: un´artista che non ha rinunciato a una relazione positiva con il mondo.
Anche nel più cupo dei drammi, anche nella più estrema disperazione si può cercare un senso di rinascita. Una forma di vita.
«Ho quasi ottant´anni, e una passione per la vita», dice. «Mi piace tutto quello che faccio. Mi piace il mio studio, il mio cane, i miei assistenti, le mie ore passate tra i ricordi e i progetti. I vecchi, in genere, non amano la vita. Si sentono in credito, traditi, rancorosi. C´è invece in me un´euforia adolescenziale, che non so spiegarmi. Ho continuato a giocare – fino a un età in cui di solito una ragazza cerca marito – con un´enorme bambola che aveva confezionato mia madre. Ho prolungato la mia adolescenza finché ho potuto e oggi so che ha contribuito alla mia salvezza». (more…)
Tag:giosetta fioroni
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novembre 26, 2010
Massimiliano Castellani per “Avvenire”
Lo sguardo di Mark Spitz, ora che è un tranquillo sessantenne, è sempre lo stesso, quello dello “squalo” che sbancò le Olimpiadi di Monaco ’72: sette ori e altrettanti record del mondo (nei 100m e 200m stile libero, 100m e 200m farfalla, 4 x 100m e 4x200m stile libero, e infine 4 x 100m mista).
Che cosa ha significato essere considerato l’eterno “ragazzino prodigio” del nuoto?
«Da ragazzo non mi sono mai considerato un prodigio. E la gente ha iniziato a riconoscere il mio successo solo dopo che mi sono ritirato… E a quel punto, per tutti, ciò che contava erano quelle 7 medaglie olimpiche che avevo vinto. Per me, era stato solo il modo migliore per chiudere una carriera». (more…)
Tag:mark spitz
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novembre 26, 2010
L’artista numero uno al mondo spiega la sua opera-capolavoro, il teschio di diamanti esposto da oggi a Firenze. Genio o bluff
Luca Beatrice per “Il Giornale”
Arriva in Italia l’evento artistico del 2010, un appuntamento che coinvolge alta società e côté mondano facen d o leva sui contrastanti sentimenti – genio o impostura sollecitati da Damien Hirst, ovvero il numero uno al mondo. In the Love for God , la sua opera più provocato ria, è installata da oggi al 1˚ maggio 2011 a Palazzo Vecchio di Firenze, in una stanza attigua allo studiolo di Francesco I, capolavoro del manie rismo completato tra il 1570 e il 1575 su progetto del Vasari. Immerso nel buio appare l’ormai leggendario teschio. Bellissimo e tentatore. È il cal c o in platino di un cranio umano ap partenuto a un giovane del ’700, tempestato da 8.604 diamanti puris simi, per un totale di 1.106,18 carati, sulla cui fronte è incastonato un dia mante rosa a forma di goccia. L’ope ra, creata nel 2007, è stata esposta fi nora solo in due occasioni, alla «White Cube» di Londra, la galleria di Jay Jopling che lavora con Hirst fin dagli esordi, e al Rijksmuseum di Amsterdam. Un evento, più che una mostra, che ha attirato oltre 250mila persone. Ora il battesimo italiano, seguito da un party degno del jet set interna zionale e accompagnato da imman cabili polemiche sul ruolo di Arthe misia, la società organizzatrice vici na alla giunta Renzi, e sull’opportu nità di un evento così effimero in un momento di grande sofferenza dei musei d’arte contemporanea, pro vocazione lanciata da Achille Bonito Oliva e ripresa da Marco Bazzini, direttore del Centro Pecci di Prato. Damien Hirst si presenta all’inter vista con giubbotto da biker, t-shirt, cappellino in lana arancione, fedele al look da periferico di quando si ab bandonava agli eccessi, mentre ora beve solo acqua e mangia frutta.
Dalla periferia di Leeds al tetto del mondo. Come fa un giovane sfigato a diventare l’artista più fi go di tutti?
«È il sogno americano, o il sogno italiano. Lo stesso che accade nel calcio: come è possibile che uno che vive in un villaggio africano pos sa avere successo? Lo stesso vale per l’arte,perché viviamo in una re altà globale. All’inizio non era così, c’è voluto davvero tanto per arriva re fin qui». (more…)
Tag:damien hirst
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novembre 26, 2010
Dalla smania d’avventura alla disillusione: il passaggio cruciale per la crescita dello scrittore nell’edizione integrale dei taccuini dal fronte
Alessandra Iadicicco per “La Stampa”
Uno Jünger inedito e quanto mai autentico si rivela in una grande mostra inaugurata al Museo della letteratura tedesca di Marbach e nell’edizione integrale dei taccuini dal fronte da cui prese forma il suo diario della prima guerra, Nelle tempeste d’acciaio. Cominciamo dalKriegstagebuch. Presentato al pubblico internazionale dell’ultima Fiera di Francoforte e uscito in Germania in ottobre presso l’editore Klett-Cotta (pp. 655, e26,30), contiene la trascrizione fedele degli appunti raccolti da Ernst Jünger tra la partenza per il fronte nel 1914 e l’ultima ferita causata dal proiettile che gli perforò un polmone a Sapignies nel 1918. Tra l’arruolamento del volontario diciottenne: alieno da interessi politici, passioni ideologiche, seduzioni nazionalistiche e mosso semmai dall’ansia di combattere, la smania d’avventura, la voglia di confrontarsi con la morte che aveva spinto a una «fuga dalla pace» – tale la definì Robert Musil – tutta una generazione di giovani entusiasmati dalla guerra. E il suo ritorno da reduce smagato, da teorico disincantato della «mobilitazione totale» e della «guerra civile mondiale», testimone dell’assurdità del dolore dispensato nell’inferno industriale e, per i colpi subiti, eroe decorato con la croce di ferro al valor militare. Ad attestare quella crescita – il passaggio cruciale attraverso un battesimo del fuoco e un bagno di sangue, nonché l’atto di nascita di un autore che con l’Eric Maria Remarque di Niente di nuovo sul fronte occidentale sarebbe stato acclamato per aver fornito con Nelle tempeste d’acciaiouno dei più alti documenti di guerra del Novecento – ecco i quindici quaderni che il tenente di campo aveva con sé. (more…)
Tag:ernst jùnger
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novembre 26, 2010
Dagli orrori del mondo contemporaneo alle sue donne «liberate». L’artista paragonata a Luoise Bourgeois
Barbara Rose, da “Il Corriere della Sera”
La pittrice americana Nancy Spero ha ricoperto ogni ruolo: artista, moglie, madre, attivista politica. Nota femminista prima ancora di diventare famosa come artista, Spero, morta nel 2009 all’età di 83 anni, viene ora celebrata in una retrospettiva al Centre Pompidou di Parigi, nel contesto della mostra «elles@centrepompidou» (aperta fino al 21 febbraio), una dichiarazione di mea culpa che si svolge nell’arco di un anno, con la quale sono state esposte le opere di artiste donne che erano nei depositi. Ammettendo di essere in colpa nei confronti delle donne, negli ultimi cinque anni il museo parigino ha speso il 40% del budget per gli acquisti di opere di artiste, un’idea che in Italia, ad esempio, sarebbe inconcepibile. (more…)
Tag:nancy spero
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novembre 26, 2010
L’opera venne realizzata nel 1610. Ritrovata soltanto nel 1976, proviene da collezione privata
Stefano Bucci per “Il Corriere della Sera”
Un Caravaggio mai visto prima, almeno dal grande pubblico e almeno in una sede museale che ora ci si aspetta assaltata da curiosi e appassionati. Di lui sapevano solo il proprietario («che per motivi di sicurezza preferisce però rimanere anonimo»), qualche tecnico (le immagini del quadro erano già comparse su alcuni testi di settore) oltre naturalmente a qualcuno degli studiosi che nel 1976 «lo avevano definitivamente attribuito al maestro». Dopo che per lunghi anni era stato considerato soltanto come un’opera di un (tardo) seguace. (more…)
Tag:caravaggio, giovanni battista disteso
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novembre 25, 2010
Quarant’anni fa si uccise spettacolarmente lo scrittore giapponese Yukio Mishima. Non vinse mai il premio Nobel per la Letteratura, malgrado molti se lo aspettassero
Antonio Dinni per “ilpost”
Il 25 novembre di quarant’anni fa lo scrittore giapponese Yukio Mishima prese in ostaggio il generale al comando dell’esercito nazionale di autodifesa nel suo quartier generale, e dopo aver inutilmente arringato dal balcone dell’ufficio di quest’ultimo alcune centinaia di militari con la speranza di sollevare un colpo di stato favorevole all’Imperatore giapponese e far cadere la costituzione imposta dagli americani nel 1947, si tolse la vita con il Seppuku, il suicidio rituale in cui venne assistito da due dei suoi quattro più fedeli compagni.
(more…)
Tag:yukio mishima
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novembre 25, 2010
Emanuele Macaluso torna nel suo nuovo libro su un’antica questione
Gemma Contin per “Liberazione”
E’ appena uscito l’ultimo libro di Emanuele Macaluso, che già dal titolo: Leonardo Sciascia e i comunisti, si presenta come una sorta di “resa dei conti”, di un discorso rimasto in sospeso che adesso deve essere chiuso: quello del rapporto del grande scrittore di Racalmuto con il Partito comunista italiano e, più in generale, con la vita politica siciliana e nazionale.
Un testo, questo di Macaluso, che riapre una discussione sui contrasti e sui conflitti che portarono Sciascia prima a impegnarsi nelle liste del Pci per le elezioni al Comune di Palermo, nel 1975, dove da indipendente fu eletto consigliere con grande successo di voti e di sostegno popolare, uscendone pochi anni dopo con clamore, per candidarsi poi nelle liste del Partito radicale, al parlamento italiano e in quello europeo. Non mancheranno le polemiche e le molteplici versioni e visioni di chi ha conosciuto Sciascia, da vicino o da lontano, e ha avuto modo di frequentarlo durante la sua permanenza al Consiglio comunale di Palermo, ma anche fuori, prima e dopo. Né mancheranno detrattori e agiografi, perché forse proprio questo ha voluto l’autore: levarlo dalla smemoratezza di tanti per riproporlo nell’interezza della sua forza morale e della lungimiranza politica di fronte alla prepotenza e allo sfacelo, pubblico e privato, dell’oggi. Perché Leonardo ha saputo – nei suoi libri, ma più ancora negli articoli pubblicati su L’Ora, l’Unità, il Corriere della Sera – come pochi altri – forse solo Pier Paolo Pasolini e Adriano Sofri – bacchettare l’Italia e gli italiani sui loro comportamenti e sentimenti, così infarciti di “moralismo amorale”, di pochezza intellettuale, di interessi di bassa lega, di indifferenza collettiva. (more…)
Tag:emanuele macaluso, leonardo sciascia
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novembre 25, 2010
di Roberta Carlini, da La Rocca di Assisi e robertacarlini.it, da “Micromega”
Nel 2013 Alitalia potrebbe diventare Alifrancia. O almeno, questo è ciò che l’attuale capo della compagnia si augura. Al calare delle tenebre sull’impero berlusconiano, pare che tutto si veda meglio: anche le cose dell’economia, anche quelle che i più informati o accorti o semplicemente onesti avevano già in qualche modo previsto, ma che invece erano state camuffate per il grande pubblico sotto una cortina fumogena.
Una di queste è proprio la vicenda dell’Alitalia, la nostra compagnia di bandiera al centro di una lunghissima vicenda economico-finanziaria e un duro scontro sindacale e politico, il cui “salvataggio” – attuato attraverso una cordata di imprenditori radunati per l’occasione – fu l’atto di esordio del quarto governo Berlusconi, subito dopo il l trionfo elettorale del 2008. (more…)
Tag:alitalia
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novembre 25, 2010
Giovanni Grasso per “Avvenire”
Non fu un tentato golpe, ma un piano di sicurezza da attuare unicamente in caso di insurrezione di piazza. Non di meno, la vicenda legata al cosiddetto «Piano Solo» (1964) apre uno squarcio tutt’altro che rassicurante su una fase nodale della nostra storia repubblicana, contraddistinta da lotte intestine e poco commendevoli tra politici, generali, uomini dei servizi italiani e stranieri e poteri forti. (more…)
Tag:piano solo
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novembre 25, 2010
Pier Luigi Fornari per “Avvenire”
Tre settimane prima della marcia su Roma, il 7 ottobre 1922, Il popolo d’Italia annuncia in un breve trafiletto la nascita della casa editrice del Partito fascista, “Imperia”, con sede a Milano e direttore Dino Grandi. La finalità è quella di formare la classe dirigente di cui Mussolini ancora non dispone. In un’intervista una settimana dopo, Grandi si dice preoccupato del fatto che i fascisti abbiano solo le doti del soldato, ma non siano pienamente coscienti del «tormento di pensiero e intelletto» che è all’origine del movimento. «Stiamo attenti che lo squadrismo non mangi il fascismo», gli aveva confidato Benito Mussolini. (more…)
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novembre 25, 2010
AVRAHAM B. YEHOSHUA per “La Stampa”
Ultimamente mi sembra che si faccia un uso inflazionistico, fuorviante e forse dannoso del concetto di sionismo sia in Israele che all’estero. Questo accade sia fra gli esponenti della destra nazionalista e religiosa sia fra quelli della sinistra liberale, fra gli ebrei della Diaspora, i non-ebrei, e in particolare fra gli arabi. Per affinare quindi il dibattito sui problemi veri e importanti che ci affliggono e ridurre al minimo la demonizzazione di Israele (come sta accadendo in tutto il mondo intorno al concetto di sionismo) ritenterò di definire quanto più obiettivamente e logicamente tale concetto al fine di farvi ricorso in maniera consapevole ed evitare di trasformarlo in una specie di condimento da utilizzare con qualunque pietanza per migliorarne il sapore o, viceversa, peggiorarlo. (more…)
Tag:sionismo
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novembre 25, 2010

Mattia Preti (1613-1699), «Salomé con la testa di San Giovanni Battista», particolare, Sarasota, Ringling Museum of Art
Da Baudelaire a Kafka e a Proust fino al più recente Vargas Llosa in molti capolavori della letteratura si avverte un acre senso di rivalsa. Invece oggi gli scrittori insistono nell’esibire un puritanesimo liberal ricolmo di civismo e buone maniere
Alessandro Piperno per “Il Corriere della Sera”
Sarebbe bello un libro sui grandi diffamati della letteratura. La sarabanda di buoni diavoli il cui unico torto è stato quello di vantare una parentela o una semplice conoscenza con scrittori destinati all’eternità. Il patrigno di Baudelaire, tanto per fare un esempio: il famigerato capitano Aupick.
Quanti insulti postumi si è beccato il poveruomo, grazie al suo ingrato intemperante figliastro! Quanti tra noi si sono sentiti in diritto di condurre il capitano Aupick sul banco degli imputati. E di condannarlo in contumacia e senza appelli tenendo conto solo della testimonianza postuma del suo paranoico accusatore. (more…)
Tag:baudelaire, kafka, mario vargas llosa, proust
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novembre 24, 2010
Bernard Manin, professore di Scienza politica alla New York University ha appena pubblicato in Italia il libro “Principi del governo rappresentativo” per Il Mulin
Stefano Feltri per “Il Fatto”
“Quello che mi ha sempre colpito di più della democrazia è la sua duttilità, la capacità di evolversi sempre ma conservando una continuità di cui spesso fatichiamo ad accorgerci”. Bernard Manin, 59 anni, è professore di Scienza politica alla New York University, scelto per la lettura annuale dell’associazione Il Mulino che si è tenuta nel weekend a Bologna. E le edizioni del Mulino hanno appena pubblicato in Italia il suo libro più importante, “Principi del governo rappresentativo”, un titolo molto accademico per un grande racconto di come è cambiata la nostra idea – e quindi la nostra prassi – della democrazia. Dall’Atene dove quella che chiamiamo di solito “democrazia diretta” si sviluppava in un complesso sistema di scelta a sorteggio dei funzionari, per assicurare una reale rappresentanza della società, all’affermarsi progressivo delle elezioni, di cui non percepiamo più da tempo il carattere aristocratico denunciato anche da Rousseau. Le elezioni premiano i “migliori”, spiega Manin, cioè quelli che si distinguono per almeno una caratteristica dalla massa, quindi per definizione gli eletti non sono scelti a immagine e somiglianza dagli elettori. L’ultima evoluzione è quella dalla democrazia dei partiti a quella che Manin chiama “del pubblico”, dove cioè a decidere chi sono i rappresentanti non è più un apparato di partito (almeno in genere, in Italia le cose sono un po’ distorte) ma l’interazione tra opinione pubblica, sondaggi, carisma del leader. Si capisce così, e il messaggio può suonare poco rassicurante, che l’ascesa di Silvio Berlusconi non è un’anomalia italiana, ma un evento che si inserisce nell’evoluzione della democrazia rappresentativa, nella sua fase attuale di “democrazia del pubblico”. E dopo? (more…)
Tag:bernard manin
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novembre 24, 2010
Jafar Panahi, da “La Repubblica”
Negli ultimi giorni ho rivisto i miei film preferiti, ma alcuni, tra i più belli della storia del cinema, non ho avuto modo di vederli. La sera del 1° marzo sono penetrate in casa mia, mentre io e il collega Rasoulof eravamo intenti a girare quello che doveva essere un film socialmente impegnato, persone che si sono identificate come agenti dei Servizi di intelligence e che hanno arrestato me, Rasoulof e altri membri della troupe senza mandato. Hanno confiscato la mia collezione di film e non me l´hanno più restituita. Di questi film ha parlato soltanto il procuratore incaricato che mi ha chiesto: «Che cosa sono questi film osceni che colleziona?». (more…)
Tag:iran, jafar panahi
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novembre 24, 2010
Una antologia raccoglie un pugno di testi di tre “classici contemporanei”, diversissimi per scrittura e impegno. Ma egualmente scomodi, ostili al potere e critici nei confronti dell’oligarchia putiniana
Luigi Mascheroni per “Il Giornale”
Non è un caso che la definizione più precisa di “dissidente” – «non colui che semplicemente pensa in modo diverso, bensì colui che esprime esplicitamente la sua opposizione e la manifesta ai concittadini e allo Stato» – la si debba a un russo, lo storico Roy Medvedev. Lo spiegò, negli anni Settanta, a Piero Ostellino in Intervista sul dissenso in Urss (Laterza). Non è un caso perché in Russia, da Tolstoj a Sakharov da Mandel’štam a Solzenicyn fino al più recente caso di Anna Politkovskaja, gli intellettuali hanno sempre manifestato posizioni fortemente critiche nei confronti del potere, fosse esso incarnato dallo Zar, i bolscevichi, la nomenclatura sovietica o, oggi, gli alti papaveri dell’oligarchia putiniana. Il pericoloso rapporto fra letteratura e politica, qui, ha prodotto sangue e capolavori. (more…)
Tag:dissidenti russi
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novembre 24, 2010
Daniele Zappalà per “Avvenire”
«Il sapere accademico non conduce sempre alla saggezza. Persino il fatto di essere dei pensatori non impedisce di scivolare nel ruolo del carnefice, contraddicendo certe impressioni ancora molto diffuse nella civiltà occidentale». Lo storico francese Christian Ingrao, direttore a Parigi dell’Istituto di storia del tempo presente, ha appena pubblicato Croire et détruire (Fayard), una ricerca sugli «intellettuali nella macchina bellica Ss» che sta facendo molto discutere in Francia. I personaggi studiati nel dettaglio, perlopiù giuristi o economisti usciti da università blasonate come Heidelberg e Jena, non sono quelli della più stretta cerchia di Hitler.
Ma responsabili nazisti meno noti, giudicati come più ‘rappresentativi’ dell’insieme: ad esempio, Otto Ohlendorf, Erich Ehrlinger, Franz Six, Hans Ehlich, Werner Best. Quasi tutti parteciparono direttamente o indirettamente alle campagne di sterminio degli ebrei sul fronte orientale. Il saggio, anche per questo, sembra un contrappunto scientifico dello stesso fenomeno scandagliato narrativamente da Jonathan Littell nel romanzo Le benevole, pubblicato in Italia da Einaudi dopo esser divenuto Oltralpe uno dei maggiori casi letterari degli ultimi anni. (more…)
Tag:christian ingrao
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novembre 24, 2010
Bernardo Valli per “La Repubblica”
È facile dimenticarlo: eppure sono ancora in guerra. I loro scontri si ripetono puntuali da due generazioni; sono routine; capita che siano sanguinosi, ma degenerano di rado in vere e proprie battaglie; si limitano per lo più a risse, a litigi. Per questo non ci facciamo troppo caso e scordiamo che le due Coree sono sempre ufficialmente in guerra.
Il loro agitato rapporto è come un ascesso. Un ascesso non ancora riassorbito o non ancora scoppiato. L’immagine non è poi tanto gratuita. Può essere preoccupante se si pensa che la Corea del Nord è già di fatto un Stato nucleare. Ha realizzato il primo test nel 2006 e un altro poco dopo l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. E l’appesantimento delle sanzioni non ha raffreddato le ambizioni atomiche. Oggi, tenendo conto del materiale fissile di cui dispone, il suo arsenale potrebbe contare da 6 a 12 bombe basate sul plutonio. Ma non è provato che queste bombe siano in grado di funzionare. Esse non sono comunque in mani ritenute giudiziose. (more…)
Tag:corea del nord, corea del sud
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novembre 23, 2010
UN LIBRO SULLA “LOBBY DI DIO” INTRISO DI FEDE, POLITICA ED AFFARI – FERRUCCIO PINOTTI RACCONTA LE RADICI DEL POTERE CIELLINO, DA DON GIUSSANI A FORMIGONI – I NUMERI DELLA COMPAGNIA DELLE OPERE FANNO IMPRESSIONE: 34 MILA IMPRESE, MILLE AZIENDE NON PROFIT (QUINDI NO TAX), UN FATTURATO COMPLESSIVO DI 70 MLD € – UNA REALTÀ PARALLELA, PER MOLTI IMPENETRABILE: “IN CL INCONTRI LA RAGAZZA, TI SPOSI, FAI FIGLI, LI EDUCHI, SEMPRE CON CIELLINI E FRA CIELLINI, È UN VUOTO CHE TI DÀ L’ILLUSIONE DELLA PIENEZZA”…
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera“, da “Dagospia“
«Questo nostro modello conquisterà l’Italia». A cercare negli archivi, la frase risale al 1985. Il suo titolare, Roberto Formigoni, era un giovane di belle speranze e di elevato misticismo. Venticinque anni e molta concretezza dopo, arriva un libro su Comunione e liberazione dove si sostiene che la profezia si è in buona sostanza avverata.
«La lobby di Dio» (Chiarelettere, 480 pagine, in uscita il 23 novembre), del giornalista Ferruccio Pinotti, è una corposa inchiesta che racconta dalle origini la storia e la mutazione di un movimento che si è fatto sistema, creando un network capace di unire affari, politica e religione, senza nasconderne aspetti scabrosi e disavventure giudiziarie. (more…)
Tag:comunione e liberazione, ferruccio pinotti
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novembre 23, 2010
Joseph Nye, da “La Stampa“
Le attuali tensioni fra Cina e Giappone hanno riacceso il dibatti to sul declino nipponico dopo il suo momento di gloria, negli Anni 80. Nella misura in cui questo senso di declino è fondato sulla realtà, il Giappone potrà riprendersi?
L’economia giapponese ha sofferto due decenni di crescita lenta per l’inadeguatezza delle decisioni politiche seguite al crollo della massiccia bolla speculativa sul prezzo degli asset nei primi Anni 90. Nel 2010, l’economia cinese ha superato globalmente quella giapponese anche se è solo un sesto in termini pro capite. Nel 1988 fra le prime dieci aziende al mondo per capitalizzazione di mercato otto erano giapponesi, oggi non ce n’è nessuna. Ma, nonostante le sue recenti scarse performance, Tokyo mantiene risorse impressionanti. Ha la terza economia del mondo, industrie sofisticate e le forze militari convenzionali meglio equipaggiate tra i Paesi asiatici. (more…)
Tag:cina, giappone, joseph nye
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novembre 22, 2010
Charlus perde la testa per un tramviere. E madame de Guermantes tenta il suicidio. Il brano era troppo osé per essere pubblicato nella “Recherche” del grande scrittore francese. Ma ora esce in Italia, incluso nel testo autonomo ‘Gelosia’. Ecco l’anticipazione
Dall’edizione di “Gelosia” di Marcel Proust in uscita per gli Editori Riuniti, da “L’Espresso“
Ogni volta che aspettava una mia visita, sapendo che vedevo spesso il signor di Charlus, la principessa di Guermantes preparava una serie di domande sapientemente piazzate perché non potessi cogliere cosa nascondevano, e cioè il poter controllare se una certa affermazione, una certa scusa del signor di Charlus, relative a un dato indirizzo, una data sera, erano vere o no.
A volte per tutta la durata della visita non mi faceva nessuna domanda, nemmeno quelle che sarebbero parse del tutto insignificanti. E dopo avermi salutato, con la porta già aperta, me ne poneva cinque o sei. Le cose andavano avanti così quando una sera mi mandò a chiamare; la trovai in preda a un’agitazione straordinaria; reprimeva a fatica i singhiozzi. Mi chiese se consentivo a portare una lettera per il signor di Charlus e mi supplicò di condurlo da lei a qualunque costo. (more…)
Tag:gelosia, marcel proust, recherche
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novembre 22, 2010
Gianfranco Ravasi, da “L’Osservatore Romano”
Nell’arco dell’ultimo decennio sotto la guida e l’impulso del vescovo di Linz Ludwig Schwarz, la città e l’intera diocesi hanno intessuto un dialogo fecondo e molto variegato con l’arte contemporanea. Lo stimolo offerto dal concilio Vaticano ii, nel suo appello a una liturgia che coniugasse la verticalità del mistero con l’orizzontalità del coinvolgimento e della partecipazione vitale e culturale della comunità, ha trovato in nuove chiese, cappelle, battisteri, memoriali, altari, amboni, immagini, vie crucis, monumenti, portali, vetrate della diocesi di Linz la sua perfetta attuazione. Questo risultato, meravigliosamente illustrato dalla documentazione che ora seguirà, presenta un significato che va oltre i confini di questa comunità ecclesiale austriaca. (more…)
Tag:arte contemporanea, arte sacra
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novembre 22, 2010
Pietro Gibellini per “Avvenire”
Guido Davico Bonino non è solo un fine studioso di letteratura e di teatro nonché, not least, scrittore, ma anche un infaticabile curatore di testi. La sua lunga esperienza nell’editoria nasce dall’amore per i libri: e ama curarli lui stesso pensandoli come un dono. Abbiamo ancora in mente la deliziosa silloge di cento poesie d’amore da Dante a De André, cara al lettore comune quanto allo specialista. Ed ecco, con l’approssimarsi del Natale, un volumetto della collana “Nativitas” di Interlinea, nella quale Roberto Cicala va proponendo gioiellini spesso inediti o dimenticati. (more…)
Tag:guido davico bonino, luigi pirandello
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novembre 22, 2010
Nel nuovo libro di Odifreddi la rivincita della “noiosa” geometria attraverso i suoi intrecci con l’arte, la musica, la filosofia
Claudio Bartocci per “La Stampa”
E’ risaputo, è quasi un luogo comune. Di tutte le discipline scolastiche quella in assoluto meno amata è la matematica. A parte qualche rara eccezione, gli studenti non solo la trovano arida e noiosa ma la percepiscono come un incubo oppressivo, uno strumento di tortura tanto sottile quanto crudele: le definizioni astruse, le insulse formulette, le regole da mandare a memoria suscitano, e non a torto, un senso di profonda avversione. Tra aritmetica, algebra e geometria – che Lautréamont nei suoi visionari Canti di Maldoror celebrava come «grandiosa trinità» e «triangolo luminoso» – è soprattutto l’ultima a essere insegnata nel modo peggiore e, di conseguenza, a risultare la più incompresa e detestata. Paul Lockhart, autore di un appassionato e corrosivo pamphlet Contro l’ora di matematica (Rizzoli 2010), ha pienamente ragione ad affermare che «le lezioni di geometria sono di gran lunga la componente più distruttiva dal punto di vista mentale ed emotivo dell’intero programma di matematica della scuola dell’obbligo». (more…)
Tag:il grande racconto della geometria, piergiorgio odifreddi
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novembre 21, 2010
Il debito è davvero così centrale nella crisi e nella sua soluzione come si sostiene nei vertici internazionali e nelle discussioni da bar? Il livello del debito è importante perché è importante la distribuzione di quel debito. Insomma, non tutti i debiti sono creati uguali. E la spesa pubblica finanziata in deficit può permettere all’economia di evitare disoccupazione e deflazione, mentre gli agenti fortemente indebitati del settore privato risanano i loro bilanci. Lo Stato potrà rimborsare i suoi debiti una volta che la crisi di deleveraging sia passata
Paul Krugman, da “Lavoce.info”
Se c’è una parola che appare molto spesso nel dibattito sui problemi economici che in questo momento affliggono Stati Uniti ed Europa, questa è sicuramente “debito”.
Tra il 2000 e il 2008, il debito delle famiglie è cresciuto dal 96 per cento del reddito personale americano al 128 per cento, nel Regno Unito è passato dal 105 al 160 per cento e in Spagna dal 60 al 130 per cento. Un debito in rapida crescita, si dice, ha preparato il terreno per la crisi e l’eccesso di debito (rispetto alla capacità di ripagarlo) continua a rappresentare un ostacolo alla ripresa. (more…)
Tag:debiti pubblici
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novembre 20, 2010
Sono stanca di questa altalena. Può darsi che mio marito, re Marco, sospetti la nostra tresca
Cesare Segre per “Il Corriere della Sera”
Sì, stavolta ho preso io l’iniziativa. Sono stanca di questa altalena: mio marito, il re Marco, ama molto Tristano, suo nipote, e ama me, sua moglie. Può anche darsi che sospetti la nostra tresca, e che la cosa non gli pesi poi tanto. Quello che gli ruga da morire è la sua dignità. E allora, se qualcuno gli parla della nostra relazione, può diventare una bestia. E ci sono in particolare quattro baroni che, non so per quali motivi, s’impegnano ad attizzare la sua gelosia. Così, mentre per certi periodi la vita di tutti noi è calma come l’olio, ogni tanto la sua ira esplode.
Ne ho già passate di tutti i colori. È arrivato a far preparare il rogo per arrostirvi Tristano e me. In quell’occasione Tristano è stato strepitoso: ha chiesto di andare a pregare in una cappella alta su una falaise, e si è gettato dalla finestra, spaccando le vetrate e atterrando, sostenuto dal vento, e forse dai santi, in una landa da cui è fuggito. Ma io me la sono vista ancora peggio, perché mentre le fiamme si alzavano già dal rogo, il lebbroso Ivano, apparso insieme a una banda di compari, ha suggerito al re di consegnarmi a loro, e mi ha trascinata verso quegli schifosi stringendo il mio braccio come in una morsa. Che Marco abbia potuto approvare una proposta così crudele mi pare quasi incredibile. Comunque, Tristano, che doveva essere nascosto da qualche parte, arrivò a cavallo come un ciclone, fece fuori quella gentaglia e mi portò in salvo. Altre volte invece Marco dimostra una finezza d’animo che potrebbe anche apparire dabbenaggine. È da poco che, sempre sobillato da qualche spione, ha trovato Tristano e me, che eravamo riparati in una foresta, mentre dormivamo in una capanna di foglie. Avevamo messa tra noi due la spada di Tristano, pronta all’uso. Invece, Marco ha interpretato la sottile barriera della spada fra di noi come un segno di castità. Senza svegliarci, ha sistemato la sua spada al posto di quella di Tristano, e ha persino intercettato un raggio di luce che mi colpiva mettendo in mezzo un suo guanto. Come estremo segno d’amore, mi ha sfilato dal dito l’anello che mi aveva donato al nostro matrimonio, sostituendolo con quello che gli avevo dato io. (more…)
Tag:tristano e isotta
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Sull’onda dei tassi reali negativi
novembre 29, 2010In gran parte del mondo, i tassi di interesse reali a lungo termine – ovvero i tassi di interesse sui titoli di Stato protetti dall’inflazione – sono scesi ai minimi storici. Si tratta di un fatto economico di fondamentale importanza, dal momento che il tasso di interesse reale a lungo termine misura direttamente il costo dei prestiti legati alla gestione delle imprese, al lancio di nuove aziende o all’espansione di quelle già esistenti – e i suoi livelli ora volano sulla scia dei discorsi fatti sulla necessità di ridurre drasticamente i deficit pubblici.
I tassi di interesse nominali – emessi, a esempio, in dollari o euro – sono difficili da interpretare, poiché il costo reale dei prestiti contratti a questi tassi dipende dall’andamento futuro dell’inflazione, che non conosciamo. Se contraggo un prestito al 4% per dieci anni, so per certo che dovrò restituire ogni anno il 4% di interessi in euro sul capitale detenuto, ma non ne conosco l’ammontare. (more…)
Tag:tassi d'interesse
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