
Franz von Stuck Il Peccato, 1908 Palermo, Galleria d’Arte Moderna “E. Restivo” (Su concessione della Galleria d’Arte Moderna E. Restivo, Palermo, foto Giacomo D’Aguanno)
Nelle sue protagoniste il ritratto di un mondo che cambia
Giordano Bruno Guerri per “Il Corriere della Sera”
Se la nascita del Simbolismo europeo è sancita definitivamente dall’apparizione del poemetto di Stéphane Mallarmé L’après-midi d’un faune (1876), non sembra casuale che nella Biblioteca di Gabriele d’Annunzio, al Vittoriale, si conservi un’edizione francese delle Poésies di Mallarmé fittamente annotata dal Vate; è ancora meno casuale che molte delle note manoscritte, delle sottolineature e dei segni di lettura si trovino proprio nelle pagine de L’après-midi d’un faune. Ancora: se Charles Baudelaire è il precursore della poesia simbolista e con Les fleurs du mal imprime una svolta radicale al linguaggio poetico, ebbene d’Annunzio legge, annota e conserva gelosamente tra gli scaffali anche quest’opera, insieme a quelle degli altri grandi simbolisti francesi Verlaine e Rimbaud.
La critica dannunziana, però, non è unanime nel definire d’Annunzio un simbolista nel senso stretto del termine; se alcuni studiosi lo definiscono il protagonista italiano del simbolismo, la maggior parte dei critici ritiene più esatto parlare di Decadentismo con integrazioni e influenze simbolistiche, anche se non manca chi sostiene che il simbolismo del Vate non sia una semplice «avventura occasionale» ma trovi radicamento nella poetica e nella prosa dannunziane.
Oltre a alcune delle opere maggiori, come il Trionfo della morte, è utile leggere una lettera che il diciottenne Gabriele scrisse alla fidanzata Giselda Zucconi, il 4 maggio 1881: «… Sai? Sto preparando un bel quadretto a olio per te: spero di finirlo presto per mandartelo. È un tramonto d’estate pieno di luce opalina. Ci lavorai anche ieri, dopo ricevuta la tua letterina, pensando a te. Se tu avessi visto che belle pennellate mettevo sulla tela, e com’eran vivi i colori, e com’erano audaci gli scorci! Proprio tu sei una fata; io ho paura di starti accanto; qualche giorno tu mi lascierai lì incantato e te ne volerai via per sempre…»
Il Trionfo della morte rappresenta il punto di arrivo consapevole di una cultura che ha assimilato la letteratura francese; nel romanzo troviamo tutte le parole chiave, gli schemi e i personaggi del Simbolismo reinterpretati in chiave dannunziana. Il Trionfo, pubblicato nel 1894 al termine di un lungo quinquennio di gestazione, rappresenta un periodo fondamentale per l’evoluzione dell’opera di d’Annunzio: durante il quale viene messa a fuoco anche l’immagine della figura femminile. Ippolita Sanzio, ovvero Barbara Leoni, introduce il lettore nel mondo delle donne dannunziane tormentate e oscure, fatali e crudeli.
Lo stesso d’Annunzio nell’epistola dedicatoria preposta al romanzo e indirizzata all’amico Francesco Paolo Michetti (un artista che si colloca in maniera speciale nel Simbolismo pittorico), propone un’immagine della terribile donna fatale ricorrendo anche al repertorio biblico: Ippolita viene definita «…una bella donna voluttuaria, terribilis ut castrorum acies ordinata, alta su un mistero di grandi acque glauche sparse di vele rosse, morde e assapora con lentezza la polpa d’un frutto maturo mentre dagli angoli della bocca vorace le cola giù pel mento il succo simile a un miele liquido». Ippolita incarna perfettamente la figura della Ninfa già incontrata nei precedenti romanzi dannunziani. La descrizione che Giorgio dà del suo corpo nudo disteso sul letto ne è la prova: «Ella posava il fianco destro sul lenzuolo, in un’attitudine composta. La sua forma era snella e lunga, d’una lunghezza forse soverchia ma piena di serpentine eleganze. L’esiguità dell’anca la faceva somigliare a un giovinetto. Il ventre sterile aveva conservata la primitiva purità verginale. Il seno era piccolo e rigido, come scolpito in un alabastro delicatissimo, soffuso d’una tinta tra rosea e violacea…». Alla femme fatale fa da contrappeso un personaggio maschile – Giorgio Aurispa, maniaco e suicida, innamorato e possessivo – che tormenta Ippolita con una gelosia senza tregua e che preferisce uccidere e uccidersi pur di non avere un possesso soltanto illusorio; e la gelosia di Giorgio è una gelosia che il Poeta patisce realmente.
Gabriele d’Annunzio, infine, è influenzato anche da un gruppo di artisti che lo circondano e che spesso illustrano i suoi scritti, oppure dei quali possiede numerose opere. Tra questi merita una citazione speciale Gaetano Previati, protagonista del simbolismo europeo e di un radicale cambiamento della cultura e dell’arte in Italia tra Otto e Novecento. Se da un lato le sua ricerca apre la strada al futurismo, dall’altro la sua interpretazione del simbolismo supera i confini nazionali e si confronta con i principali artisti europei. Il grande ciclo decorativo conservato oggi al Vittoriale, eseguito nel 1908, denota l’esplicita volontà dell’artista di riscattare – proprio grazie a quelle composizioni grandiose – la produzione italiana invasa dai modelli stranieri.