DIO PERDONA, FACCCI NO! FINANZIAMENTI PUBBLICI AI GIORNALI? ‘FATTO’! ANCHE IL QUOTIDIANO DI PADELLARO & TRAVAGLIO

SOTTO LA TESTATA RIPORTA SCRITTO “NON PERCEPISCE ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO”, PERCEPISCE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO. AFFIANCO ALLA TESTATA SI LEGGE «D.L. 353/03», CIOE’ “ACCESSO ALLE TARIFFE AGEVOLATE PER I PRODOTTI EDITORIALI”: SONO I FAMIGERATI CONTRIBUTI INDIRETTI CHE RAPPRESENTANO “LA FETTA PIU’ GROSSA DISTRIBUITA AI GIORNALI” COME DISSERO IN CORO ‘REPORT’, GRILLO E PERSINO TRAVAGLIO. ORA CHE TREMONTI STA CHIUDENDO I RUBINETTI, PERO’, ECCO CHE ANCHE ‘IL FATTO’ STRILLA: “COLPO AI GIORNALI”

Filippo Facci per Libero

Non c’è niente di drammatico nell’appartenere alla famigerata casta dei giornali: purché chi vi appartiene non combatta una battaglia contro la famigerata casta dei giornali. E’ il caso de Il Fatto, sotto la cui testata c’è scritto che «Non riceve alcun finanziamento pubblico» anche se non è vero, anzi, è decisamente falso.

Affianco alla citata frasetta, infatti, in piccolo, si legge «Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv. in L.270/02/2004) Art. I comma I Roma Aut. 114/2009» che in lingua italiana significa che il quotidiano, dopo averne fatto richiesta, fruisce delle «tariffe postali agevolate per i prodotti editoriali».

Trattasi dei pure famigerati «contributi indiretti» che riguardano le tariffe postali e che nel caso rappresentano, con quelle elettriche telefoniche, «la fetta più grossa distribuita a tutti i giornali»: la definizione è di una celebre puntata di Report andata in onda il 23 aprile 2006.

Sono agevolazioni di cui può giovarsi chi ne faccia richiesta, s’intende: è, anche, il caso de Il Fatto. Ed è il caso, per fare esempi notevoli, de La Repubblica-Espresso che nel 2004 hanno ricevuto 12 milioni di euro, Rcs e Corriere della Sera 25 milioni di euro, Il Sole 24 Ore della Confindustria 18 milioni di euro, Mondatori 30 milioni di euro.

Restando ai soli abbonamenti, per ogni copia spedita, Il Sole 24 Ore invece di 26centesimi ne spende solo 11. La differenza ce la mette lo stato. Nel 2004, nel caso, ci ha messo 11 milioni e 569 mila euro. Ma questi erano appunto i dati del 2004. E oggi? E, per quanto c’interessa, nel caso de Il Fatto? Dipende dallo scaglione di sconto.

Il quotidiano diretto da Antonio Padellaro vanta 45mila abbonamenti dei quali soltanto ottomila sono cartacei: gli altri – riferiscono fonti interne al giornale – sono tutti online, spediti in formato Pdf. Lo sconto dipende dal peso fisico del giornale, che nel caso è attorno ai 200 grammi e appartiene quindi allo scaglione che prevede uno sconto del 50 per cento; la tariffa di 26 centesimi per copia scende perciò a 13. Ergo, fanno poco più di mille euro. Al giorno.

Calcolando le 312 uscite annuali de Il Fatto (che il lunedì non è in edicola) fanno circa 325mila euro che non vengono pagati e che le Poste si fanno rimborsare dallo Stato, cioè dal contribuente, come si dice. Dai cittadini, direbbe Di Pietro.

E un Beppe Grillo? Come lo direbbe? Più o meno come lo fece il 6 marzo 2008 sul suo blog, mentre preparava il Vaffa-day del 25 aprile successivo: «Berlusconi, De Benedetti, la Confindustria e il salotto buono di Rcs si fanno pagare i costi del telefono, della luce e dei francobolli per le spedizioni. Sono contento. I più ricchi imprenditori italiani lo sono anche per merito nostro. Quando lo psiconano leccherà un francobollo gratis per spedire Panorama, penserà a noi con affetto sincero».

Ora: se Il Fatto fruisca anche di agevolazioni per la luce e per il telefono noi non sappiamo, anche se non stupirebbe né scandalizzerebbe. Ma per i francobolli, come detto, sì, c’è scritto in testata. Padellaro e Travaglio posso ringraziare a loro volta.
Invece si lamentano. Su Il Fatto di ieri, a pagina 10, compare un riquadrino titolato «Un colpo ai giornali» in cui si condanna «la riduzione delle tariffe postali che riguardano 8000 testate».

Cioè: abbattono il grosso dei soldi elargiti alla casta giornalistica (Grillo ci promosse un fallito referendum) e a Il Fatto non sono contenti. Per niente: «L’intervento», si legge, «cancella i 50 milioni di euro di rimborsi alle Poste e rischia di incidere anche sui costi degli abbonamenti in corso, penalizzando i gruppi che si affidano meno all’edicola».

Esempi da fare? Eccoli: «Il Sole 24 Ore o Italia Oggi». Basta. Il Fatto dimentica di citare Il Fatto. E Marco Travaglio, probabilmente, spera che qualche grillino dimentichi ciò che disse lui stesso arringando la folla del 25 aprile 2008, quando tuonò contro i finanziamenti all’editoria (tutti i finanziamenti all’editoria) pur scrivendo sull’Unità che percepiva dei contributi diretti milionari, allora come oggi. Ora invece scrive su Il Fatto, che i contributi li percepisce indiretti. E ha un bel contratto con la Rai, pagata con il canone.

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7 Risposte to “DIO PERDONA, FACCCI NO! FINANZIAMENTI PUBBLICI AI GIORNALI? ‘FATTO’! ANCHE IL QUOTIDIANO DI PADELLARO & TRAVAGLIO”

  1. Good Morning Vietnam Says:

    La tariffa agevolata per le case editrici non è un “contributo indiretto”, ma uno sconto quantità come se ne fanno dappertutto in tutto il mondo, nel pubblico come, soprattutto, nel privato. La ragione è -spero- evidente: se uso un camion per trasportare 15 copie di un giornale, quelle copie costeranno uno sproposito a chi spedisce. Se di copie ne trasporto (e ne vendo) 15mila, le cose cambiano. Alle Poste conviene un grande cliente, al grande cliente convengono le Poste (raccomando sempre di spedire con quei comunisti delle poste, il loro corriere costa circa la metà dei corrieri privati). Fine della storia.

    Quando mi misi a vendere spartiti per corrispondenza, la prima cosa che chiesi fu la tariffa agevolata per le spedizioni editoriali. E’ una prassi normale e molto comunista della quale, peraltro, il suo giornale antigiacobino usufruisce a piene mani, non c’entra gli scandalosi contributi diretto (decreto milleproroghe et similia).

    Apprezzo i suoi sforzi, signor Facci, dev’essere durissima trovare un nemico al giorno ma evidentemente il gioco vale la candela, nevvero?

  2. Enzo Says:

    Gentile ‘Good Morning Vietnam’,
    Leggo soltanto adesso questo articolo, di conseguenza la sua risposta, ed ammetto pertanto di scrivere un intervento tardivo.
    La sua risposta, però, implica probabilmente un errore di attribuzione.

    Infatti, un conto sono le tariffe per grandi clienti, quelle che lei chiama “sconto quantità”. Queste esistono, sono applicate dalle Poste e sono un aspetto che riguarda squisitamente le Poste. Infatti non esiste un francobollo da 0,26. Il minimo è 0,60 fino a 20 grammi. Una “normale” spedizione da 200 grammi costa 2 euro (fascia fra 100 e 250 grammi). Pertanto, la differenza che passa fra i 2 euro e gli 0,26 (circa 8 volte meno!) sono lo “sconto quantità” delle Poste. Sconto che praticherebbe qualsiasi altro privato. E ciò a prescindere dal fatto che sia i giornali e sia le lettere occasionali viaggiano probabilmente sugli stessi camion, smistati dagli stessi centri ed imbucati nella cassetta delle lettere di casa dalla stessa persona.

    Ma, stando all’articolo, la differenza che passa fra 0,26 e 0,13 è l’aiuto di Stato. E, cioè, l’integrazione che lo Stato eroga per coprire la differenza fra quanto materialmente paga l’editore e la tariffa agevolata delle Poste.
    Aiuto che è pari a 0,13.

    Stando alle 312 uscite annuali (personalmente non so quante siano), 0.13×312 fa 40,56 euro l’anno. In altre parole, ciò significa che lo Stato paga 40,5 euro l’anno per ogni singolo abbonato cartaceo del Fatto. Per altri quotidiani che hanno fino a 360 uscite l’anno (forse la maggior parte delle testate principali che escono ogni giorno della settimana), la somma di intervento statale ammonta a 46,80 euro per ogni abbonamento. Direi che è notevole.

    Non è assolutamente uno scandalo che Il Fatto ne usufruisca, dato che ne usufruiscono tutti, ma è semplicemente negativa la considerazione che questo giornale utilizzi il tema della rinuncia ai contributi quale elemento di distinzione, e forse di “elevazione” rispetto a tutti gli altri, nonché, ritengo, il principale motivo per cui incontri fiducia e sostegno da parte dei lettori.
    Credo sarebbe più coerente rinunciare anche ai 40 euro annui pro abbonato cartaceo, chiedendoli in più all’abbonato stesso (in quanto è una mera spesa postale) o invitandolo a scegliere l’edizione online. Sarebbe anche un bel modo per denunciare pubblicamente che ogni singolo abbonamento ad un quotidiano può costare alle casse dello Stato fino a 46,80 euro… che non sono pochissimi… visto che, giorno dopo giorno, il trend è quello di farci rinunciare ad altre cose più essenziali e molto meno costose.

  3. Tobie Hasting Says:

    Questo è la mia sesta visita al vostro sito internet! Siamo un gruppo di volontari e stiamo considerando di aprire una nuova comunità. Il tuo blog è per noi da esempio. Avete fatto un meraviglioso e incredibile lavoro!

  4. Il Fatto, i finanziamenti pubblici e la pubblicità delle grandi aziende | IL FAZIOSO Says:

    […] riceviamo finanziamenti pubblici”. Bene così per carità anche se Facci l’anno scorso ci ha segnalato che non è proprio così: contributi indiretti, tariffe postali agevolate, agevolazioni sugli […]

  5. Lettori di giornali "di parte" - Pagina 4 Says:

    […] veniamo tassati per mantenerlo a differenza dei giornali di casa Berlusconi e del PD. Cazzate. DIO PERDONA, FACCCI NO! FINANZIAMENTI PUBBLICI AI GIORNALI? Anti-State, Anti-War, Free Market. "In old fashioned language, Keynes proposed […]

  6. Gabriele Felli Says:

    PADELLARO TU PARLAVI DI FAVOLE SU OMNIBUS,RIGUARDO A RENZI VINCITORE DELLE PRIMARIE ,
    IO TI RISPONDO CHI TI DICE CHE SONO FAVOLE SONO DI SINISTRA NON CREDO PIU’ AL PD SE RIESCO A VOTARE ALLE PRIMARIE VOTO RENZI E NO QUELLA MARMAGLIA CHE SI E’ FATTA RICCA CON I VOTI DEL POPOLO DI SINISTRA INGANNATO DI PIU’ DAI SUOI E DA BERLUSCONI CONDANNATO MA LASCIATO PER 20 ANNI A ROVINARCI LA VITA (COLPA DI PRODI E DEL PD) LE FAVOLE SECONDO ME LE SPARATE VOI APPOGGIANDO MONTI CHE DI CERTO CREA ALTRI PROBLEMI CHE CI HA PORTATO UN’ALTRO PREGIUDICATO IN PARLAMENTO VEDI PASSERA INSOMMA BASTA QUESTA STORIA DI CHI è LADRO ENTRA IN POLITICA E IN PARLAMENTO APPOGGI LA DUREZZA DI GOVERNO ECCO CI VUOLE LA DUREZZA VERSO I LADRI NO SU I CITTADINI CON LA FEDINA PULITISSIMA STAI ATTENTO A PARLARE BENE DI MONTI PERCHE’ NON CI CREDE PIU’ NESSUNO PRESTO TI ACCORGERAI CHE LA GENTE CAMBIERA IL VOSTRO MODO DI PENSARE SIAMO STUFI

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