Quando i CSI fecero rivivere Beppe Fenoglio

imagesEra il 5 ottobre 1996 e il partigiano Johnny, per una volta ancora, tornò a essere ultimo passero sul ramo. Uno dei più bei concerti nella storia della musica italiana

 

Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944”. Così scrisse Beppe Fenoglio. Cinquantadue autunni dopo, un partigiano tornò a essere ultimo passero sul ramo. Nuovi Johnny tornarono a scortecciare parole. Nuovi Milton risolsero questioni (non solo) private. Era il 5 ottobre 1996. Alba, Chiesa di San Domenico. Quel giorno, e in quel luogo, i CSI riportarono in vita Beppe Fenoglio. Uno dei più bei concerti nella storia della musica italiana.

L’idea della Universal di ristampare La terra, la guerra, una questione privata, finito da tempo fuori catalogo, è oltremodo meritoria. Il cofanetto è reso ancor più prezioso da due dvd, Un giorno di fuoco (testimonianza visiva di quella serata) e Sul 45° parallelo (dal disco Tabula rasa elettrificata, carambolato chissà come in cima alle classifiche nel 1997).
Quel concerto non ha perso nulla del suo fascino. Riascoltato oggi, colpisce al cuore la cesura netta tra parola fenogliana – perfettamente riverberata dalla voce cavernosa e dalla scrittura non dissimile di Giovanni Lindo Ferretti – e svilita realtà contemporanea. Chissà che, riascoltandolo, alla pletora italiana di artisti-tengofamiglia non torni un po’ la voglia di andare oltre il proprio ombelico.
“Il bersagliere ha cento penne/e l’alpino ne ha una sola/il partigiano ne ha nessuna/e sta sui monti a guerreggiare/Quando poi ferito cade/non piangetelo dentro al cuore/perché se libero un uomo muore/ non gli importa di morire”. La serata finisce così, resa salva da un equilibrio sottile tra lucida celebrazione ed epifania artistica. Non c’è retorica, non c’è revisionismo. Solo il desiderio di fare memoria: di essere Storia. Un capolavoro che vive nel dissidio tra speranza indomita, musiche vivide e recitato testamentario. Qualcosa che diviene, naturalmente e dolorosamente, epica.
Non poteva esserci seguito. Fu un ultimo valzer prima ancora che gli stessi protagonisti se ne rendessero conto. Il Dalai Lindo Ferretti avrebbe affrontato una terribile malattia da cui sarebbe riemerso teocon e ratzingeriano. Massimo Zamboni, l’altra anima del gruppo, avrebbe rotto (non senza dolore) con Ferretti ritirandosi in campagna, dando segni di sé ora in bei libri non abbastanza venduti e ora in musiche per film. Ognuno per la sua strada, dal pianista Francesco Magnelli – qui decisivo – al canto celestiale di Ginevra Di Marco, dal basso ex Litfiba di Gianni Maroccolo alla chitarra di Giorgio Canali. Ci sarebbero state altre unioni, il progetto dei Per Grazia Ricevuta. Nuovi dischi, alcuni dei quali pregevoli (Luci della Centrale Elettrica, dietro cui c’è Canali). Ci sarebbe stato un futuro. Ma senza Fenoglio.
Mai più nuove, e ultime, liberazioni. Mai più albe. Solo il rompete le righe e l’addio alle armi.
Cosa resta, oggi, di quella fiera resistenza? Il monumentale crescendo di Fuochi nella notte di San Giovanni. La catacomba di Memorie di una testa tagliata. La chitarra che, hendrixiana e distorta, esplode in Cupe vampe. Il non voler essere un megafono, perché i megafoni si inceppano e gli idoli si bruciano (e magari gli capita di finire da Chiambretti a declinare litanie, come Ferretti qualche settimana fa). La Depressione caspica di un’ideologia perduta, il lirismo di Annarella, il mantra conclusivo Irata: “Oggi è domenica e domani si muore”.
Appunto: domani si muore. “Per un’irata sensazione di peggioramento”. Per inesausto candore. Per troppa bellezza. Una bellezza senza mediazioni, che ad ascoltarla fa quasi male. Ancor più sapendo che non ci sarebbero più stati canti così, partigiani o anche solo liberi. Fieri. Contro.
Andrea Scanzi
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/hrubrica.asp?ID_blog=241

Una Risposta to “Quando i CSI fecero rivivere Beppe Fenoglio”

  1. Riccio Says:

    Bellissimo articolo. Quei tempi sono stati splendidi. I CSI furono di una potenza unica

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