Le donne iraniane non hanno paura

imagesLa repressione seguita alle proteste per i risultati delle elezioni presidenziali in Iran non ha fiaccato lo spirito delle donne iraniane. Solo la democrazia garantirà alle donne la parità dei diritti – scrive il premio Nobel Shirin Ebadi

Oggi l’ Iran è un paese dove le donne sono più istruite rispetto ai loro connazionali maschi; più del 60% degli studenti universitari sono donne, così come molti docenti universitari. Le donne iraniane hanno ottenuto il diritto a votare e a divenire membri del parlamento mezzo secolo fa – prima delle donne in Svizzera, che hanno ottenuto questo diritto nel 1971. Da quel momento, almeno un esiguo numero di donne è stato presente nel parlamento iraniano. Persino l’attuale parlamento, che è monopolizzato dagli estremisti, ha fra i suoi membri 13 donne. All’ interno dei governi, le donne hanno occupato spesso cariche importanti. Persino nell’attuale governo di Mahmoud Ahmadinejad, il ministro della Salute è una donna. Tutto questo prova che le donne sono riuscite a salire di grado anche sotto i fondamentalisti.

Ma nonostante il patrimonio culturale, sociale e storico delle donne iraniane, la Repubblica Islamica ha imposto leggi discriminatorie nei loro confronti. Un uomo può avere quattro mogli e divorziare da esse quando lo desidera. Ma, la sola volontà non è sufficiente affinché una donna possa divorziare dal marito.

Allo stesso modo, secondo la legge iraniana, la vita delle donne vale la metà di quella di un uomo in caso di compensazione agli eredi di una vittima. Quando bisogna stabilire un risarcimento dopo un incidente, le donne ricevono la metà della somma assegnata agli uomini. Durante un processo, la dichiarazione di un uomo vale il doppio di quella di una donna. Inoltre, le donne hanno bisogno del permesso del marito per poter lavorare, viaggiare o lasciare il paese.

Queste leggi contrastano con il ruolo delle donne all’ interno della società iraniana. Se il ministro della Salute volesse partecipare ad un meeting dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dovrebbe avere il consenso del marito. Rimane poco chiaro cosa succederebbe se il marito rifiutasse – il seggio dell’ Iran, al meeting dell’ OMS, probabilmente rimarrebbe vacante.

Le leggi imposte alle donne iraniane sono incompatibili con il loro ruolo e, di conseguenza, il movimento a favore dell’ uguaglianza è molto forte. Nonostante manchi un leader, e non vi sia un quartier generale o delle sezioni distaccate, il movimento ha attecchito nella casa di ogni iraniano che creda nella parità dei diritti fra uomini e donne.

Le donne iraniane hanno scelto modalità diverse per protestare contro questa discriminazione. Una delle iniziative più importanti è la Campagna per Un Milione di Firme, il cui obiettivo è raccogliere le firme di uomini e donne iraniane per manifestare la loro opposizione alle leggi discriminatorie. La campagna si impegna al dialogo e alla cooperazione quali mezzi per accrescere e migliorare la conoscenza di tali leggi.

Questa campagna consiste in una protesta pacifica che il governo iraniano, sfortunatamente, ha rifiutato di accettare. Più di cinquanta attivisti sono stati perseguiti e alcuni di loro privati di diritti fondamentali, quali poter viaggiare liberamente o lasciare il paese. La condanna più severa è stata inflitta ad Aliyeh Eghdam Doust che sta scontando una pena a tre anni di detenzione. Si tratta di una delle attiviste arrestate durante la manifestazione a favore dei diritti delle donne svoltasi nel giugno 2006 in piazza Haft-e-Tir a Teheran.

Tuttavia, queste condanne non hanno minato la determinazione delle donne a lottare per l’uguaglianza. Successivamente alle elezioni presidenziali di giugno, donne di ogni età hanno partecipato alle manifestazioni contro i risultati elettorali ufficiali. Le forze dell’ ordine hanno ucciso una giovane donna, Neda Soltan. Adesso, Neda è diventata un simbolo della rivendicazione della democrazia per l’ Iran. Le donne sono in prima linea in questa lotta, essendo ben consapevoli che otterranno la parità dei diritti solo all’ interno di un sistema politico davvero democratico.

Shirin Ebadi è tra le promotrici della Campagna di Un Milione di Firme per l’Uguaglianza in Iran, che ha recentemente ricevuto il premio Raw in War Anna Politkovskaya

http://www.medarabnews.com/2009/10/15/le-donne-iraniane-non-hanno-paura/

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