Spuntano 300 inediti di Picasso. Erano a casa del suo elettricista

L’artigiano assicura di averli avuti in dono dall’artista e dalla moglie Jacqueline. Valgono almeno 60 milioni

Elisabetta Rosaspina per “Il Corriere della Sera

Diventerà famosa probabilmente come “la collezione dell’elettricista”: una raccolta di quasi 300 opere di Pablo Picasso, mai viste prima neppure dal figlio Claude, riapparse dopo 80 anni dagli armadi di un artigiano francese, ormai in pensione. Pierre Le Guennec assicura di averli avuti in dono direttamente dall’artista e dalla moglie Jacqueline per i quali aveva eseguito diversi interventi all’impianto elettrico nelle case della coppia in Costa Azzurra. Sono disegni, acquarelli, bozzetti, studi su tela e nove collages cubisti eseguiti negli anni ’20 che, per la loro rarità, potrebbero valere da soli 40 milioni di euro: l’intero tesoro, di cui dà notizia il quotidiano francese “Libération”, potrebbe fruttare sul mercato dell’arte almeno 60 milioni di euro.

STUPORE DEL FIGLIO – Non è chiaro se Pierre Le Guennec fosse consapevole del patrimonio da museo in suo possesso quando, all’inizio di quest’anno, ha cercato gli eredi di Picasso per far autenticare la sua collezione privata. Esterrefatto, il figlio del pittore, Claude, titolare dei diritti ereditari, ha ricevuto l’elettricista e la moglie dopo che la coppia gli aveva inviato, a gennaio, fotografie delle opere, sperando di ottenere i certificati di autenticità per posta. Al rifiuto di Claude, Pierre Le Guennec si è rassegnato a tornare alla carica di persona, in settembre, e a mostrare 175 opere sciolte e due quaderni con 97 disegni, che hanno lasciato Picasso jr. a bocca aperta: quei fogli e quelle tele erano indubbiamente usciti dalle mani di suo padre. Ma come erano finiti in quelle del suo visitatore?

INCHIESTA DELLA POLIZIA – Poco convinto dalla storia che gli era stata raccontata, Claude Picasso ha avvisato la polizia: la collezione è stata confiscata in attesa di chiarimenti, e sarà custodita fuori Parigi fino al termine dell’inchiesta. A favore dell’elettricista c’è il fatto, notorio, che Picasso era molto generoso e regalava spesso opere in suo ricordo ad amici e conoscenti. Però mai in blocco, obiettano Claude e gli altri eredi, e soprattutto sempre aggiungendo la data e una dedica, per scoraggiarne la vendita. O addirittura prendendo nota di ciò che aveva dato in dono. Quei 271 “picassi” invece si materializzano dal nulla, all’improvviso, senza che nessuno ne sospettasse finora l’esistenza, in mano a due anziani coniugi che, forse, l’hanno considerata finora una pensione per la vecchiaia. Anche se l’avvocato della famiglia Picasso sospetta che abbiano atteso un numero di anni sufficiente perché eventuali accuse di furto naufragassero nella prescrizione del reato.

 

 

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