I Gentiluomini del Papa, lustrini e croci come a corte

I Gentiluomini di Sua Santità sono dignitari di corte: la Corte Pontificia non c’è più, ma loro ci sono sempre e — anzi — hanno cominciato a esistere, con questo nome, proprio quando la Corte fu abolita da quel «modernista» di Paolo VI nel 1968, data simbolica se altra mai. Misteri del Vaticano, dove i nomi durano più delle cose e a volte si cambia il nome per non cambiare la cosa. Il presidente americano George W. Bush saluta i Gentiluomini di Sua Santità nel 2007. La dicitura ufficiale li qualifica come «dignitari laici della Famiglia Pontificia». Per Famiglia Pontificia si intende il giro più stretto, si direbbe «quotidiano», dei collaboratori del papa. Ne fanno parte personaggi importanti, come il Sostituto alla Segreteria di Stato e il Segretario per i rapporti con gli Stati; altri meno importanti, come i cerimonieri; e altri senza alcuna importanza e però più numerosi e tra questi i Gentiluomini.

I Gentiluomini non si sa che fanno, né si sa come ci si diventa. Svolgono mansioni inesistenti — diciamo: nominali— o che esistono pochissimo, del tipo «partecipano a». Ma stanno là pieni di dignità, nelle anticamere, nelle cerimonie e nelle udienze papali, a memoria di funzioni e titoli della Corte di un tempo. Eccoli per esempio ben allineati, in numero di otto, nel Cortile di San Damaso, a «porgere il benvenuto» agli ospiti delle visite ufficiali, poniamo il presidente Obama o la Regina Elisabetta. Il Prefetto della Casa Pontificia, che è un arcivescovo, presenta con gesto deferente all’ospite i Gentiluomini a uno a uno, belli lustri nei loro frac e gilet a doppio petto con sei bottoni, sparato bianco e cravatta a fiocco, collare d’oro. Li presenta per nome come fossero personaggi importanti e l’ospite — vagamente intimorito — stringe loro la mano con ogni deferenza, senza riuscire a farsi alcuna idea di chi siano quelle facce e quei nomi onninamente sconosciuti.

La loro mansione è così descritta nei manuali della «Corte»: «Partecipano alle cerimonie civili e alle udienze papali, nonché ai ricevimenti di Capi di Stato, Capi di Governo e altre eminenti personalità, come pure degli ambasciatori e ministri che si recano in Vaticano per la presentazione delle lettere credenziali». Partecipano: cioè stanno lì. La loro è una funzione del tutto simile a quella del «pubblico» nei talk show televisivi. Anche la direttiva è la stessa: stare ben vestiti e non mettere lingua. Ma chi viene «ammesso» tra i Gentiluomini di Sua Santità? Questo è il punto che chiarisce come mai vi fosse Angelo Balducci e vi sia Gianni Letta: «Persone che hanno acquisito particolari benemerenze verso la Santa Sede». Non è necessario un titolo nobiliare, ma se c’è aiuta. Più interessante è sapere chi c’era— in quel ruolo— prima dei Gentiluomini, che «esistono» solo dal 1968. «Confluirono» allora in questa nuova categoria di «dignitari» i Camerieri di Spada e Cappa, sia quelli «segreti» (che erano quattro, più i soprannumerari), sia quelli «d’onore» (anch’essi quattro più i soprannumerari, tendenzialmente innumerevoli). Con lo scioglimento dei Corpi Armati Pontifici nel 1970 sempre da parte di quel provocatore papa bresciano che fu Paolo VI, «confluirono» tra i Gentiluomini — nel senso che non si sapeva dove metterli — anche le Guardie d’Onore di Sua Santità e gli Ufficiali della Guardia Palatina. Come si può capire, fu una confluenza notevole. Il Papa teologo rifletta, sulla scia di Paolo VI.

Luigi Accattoli

Il Corriere della Sera

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Una Risposta to “I Gentiluomini del Papa, lustrini e croci come a corte”

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